MASSIMO MARCHIORI, il fondatore di Volunia, racconta a Wired (www.wired.it) perche' "getta la spugna".
E la storia che sto per raccontarvi non è tutta la storia che potrei raccontare, anzi (quella completa sarebbe lunga come un libro), ma contiene gli elementi principali.
Cominciamo dalla fine: non sono più direttore tecnico di Volunia.
E non solo: non dirò più una sola parola tecnica, non darò più un’idea, non contribuirò alla manutenzione ed al miglioramento né del codice che ho scritto, né degli algoritmi che ho dato al progetto, e non ne creerò mai più di nuovi.
A meno che la situazione non cambi.
Per capire come questo sia potuto succedere, occorre tornare indietro, all’inizio della storia.
Volunia, è risaputo, nasce qualche anno fa, da una serie di mie idee che ho concretizzato in un progetto strutturato e ambizioso. Un progetto, a mio avviso, troppo bello per non essere realizzato; e dal potenziale enorme. Decisi così di mettermi in gioco, buttandomi anima e corpo in quest’avventura, anche a costo di enormi sacrifici personali.
Quello che però forse non sapete è che io non sono l’Amministratore Delegato di Volunia.
In altre parole, non sono io il numero uno della società. Perché ho accettato allora? Perché in tutta la mia vita finora, avevo sempre lavorato con persone che mettevano in prima piano passione, fiducia, onestà. E poi, perché mi sono lasciato convincere da una argomentazione tutt’ora vera: che il progetto non sopravviverebbe senza di me. Ho creato un team e l’ho guidato nella costruzione da zero del sistema, ho affrontato le difficoltà di una startup e cercato soluzioni a mano a mano che la complessità aumentava, sempre con la visione del progetto globale.
Sebbene fossi consapevole che lasciare la carica di Amministratore Delegato ad altri avrebbe potuto rivelarsi una scelta delicata da un punto di vista strettamente economico, ho accettato di impegnarmi in questo progetto perché quello che faccio nella vita - Volunia incluso - non ha lo scopo primario di “fare i soldi”. Se il mio obiettivo fosse l'arricchimento personale, avrei da tempo abbandonato l’Università e l'Italia e accettato una delle offerte provenienti dall’estero.
Mi sono invece immerso anima e corpo in questo progetto per la bellezza di far progredire il mondo del web, per il piacere di dare una scossa al futuro e fare qualcosa di utile.
Ed anche per altri motivi, come quello di dare stimoli all’Italia, mostrare che si deve cercare di innovare, e non serve necessariamente scappare da questo Paese per farlo.
Vero che un progetto del genere, per avere successo, deve generare utili. Avevo ideato questa parte del progetto in maniera precisa e scrupolosa, con idee specifiche ed algoritmi opportuni (che, ripeto, ora non darò più a Volunia) ma lo scopo finale era proporre agli utenti della rete modi nuovi di concepire il web e di sfruttarne le potenzialità.
Così, mi sono fidato, accettando di non essere il numero uno. Mi sono occupato di quello che era fondamentale: la direzione tecnica di Volunia.
Una direzione tecnica dovrebbe realizzare in completa autonomia le proprie idee innovative, nella maniera migliore ed il più efficientemente e rapidamente possibile. Così sarebbe ovviamente dovuto essere. Ma non è andata così, ed i risultati si sono visti.
Finora non ho parlato, sopportando molte avversità per il bene ultimo del progetto, ma gli ultimi avvenimenti mi impongono di intervenire.
Con il lancio di Volunia, e successivamente, ci sono state molte critiche: sia per quanto riguarda il lato tecnico, sia per la comunicazione/marketing, la gestione e il rapporto con gli utenti.
Sul lato tecnico due critiche principali: ma com’è possibile che vi presentiate con un motore di ricerca così scarso rispetto a Google e con una grafica ridicolmente anni ’80? Tutto questo proprio nel progetto nato e creato da una persona che lavora sui motori di ricerca da una vita, e che vive e crea tecnologie per il mondo Web da quando quest’ultimo è nato! La risposta a questo apparente paradosso è semplice.
Il progetto iniziale - per come lo avevo concepito già anni fa - non hai mai avuto un motore di ricerca proprietario. Il nome in codice era “metamaps”, e la comprensione di tutto sta nel nome, appunto: meta. Un metalivello, perché è questa la chiave: essere su di un livello superiore, e riusare l’informazione presente nei livelli sottostanti. I motori di ricerca sono stati il primo esempio di metalivello di successo, rispetto al Web. Metamaps doveva andare oltre, essere il “livello 2” e quindi stare sopra al web ed anche ai motori.
Certo, idee per fare un motore di ricerca semantico e non solo, soprattutto diverso da quelli esistenti, le ho da tempo. Ma il progetto metamaps, che ora in una piccola parte conoscete come Volunia, è ambizioso e richede tempo, risorse ed attenzioni. Fare un motore di ricerca proprietario è tutt’altra cosa che necessita di tempo e risorse completamente dedicate, ed ha alti gradi di difficoltà: e non si possono voler fare insieme tutte e due le cose.
Ciononostante, il termine “motore di ricerca” attira di più, specie i non addetti ai lavori, che non “metalivello”. E - contro il mio parere- è stato introdotto nel progetto l’elaborazione di un motore di ricerca proprietario.
Si tratta di un motore a cui ho lavorato usando il poco tempo che mi restava dopo tutti gli altri impegni e, lo ammetto, anche controvoglia: un compromesso per il bene di un progetto. Anche se ero dell’opinione che non c’era il tempo nè le risorse per renderlo anche solo comparabile agli altri motori, Google in primis.
Ed infatti (come si è ben visto) la qualità finale non è risultata neanche comparabile, sia per il motore di per sé (in cui io non ho inserito nessuna tecnologia semantica, nè alcuna delle idee partorite in tutti i miei anni di studio sui motori), sia anche e soprattutto per gli evidenti limiti hardware: fare un motore non richiede solo algoritmi, ma anche risorse ingentissime, che una startup impegnata a fare altro non può avere. Il problema delle risorse hardware è risultato critico: la parte del web indicizzata è stata ridottissima. Alla fine la maggioranza delle pagine web non c’erano proprio nel motore: difficile trovare qualcosa che non c’è. L’avete provato, con Volunia...
Dopo il lancio, finalmente, tutto l’apparato di Volunia si è reso conto di questa verità: non aveva senso ora cercare anche di fare un motore di ricerca proprietario, ed invece dovevamo restare al meta-livello. Perché tutte le risorse di Volunia, in questa fase critica, vanno impegnate nelle parti innovative, le parti meta, in modo da non perdere altro tempo prezioso.
Ed infatti (meglio tardi che mai), Volunia ora si appoggia ad un altro motore di ricerca, e resta quindi al metalivello superiore.
Cionostante, come avete visto, è stato annunciato che lo sviluppo del motore interno sta continuando: segno che purtroppo la lezione non è stata ancora compresa.
Le altre critiche si sono volte alla grafica “stile anni ’80”. E la grafica è componente essenziale nel Web, come in molti altri ambiti, anche se può generare la falsa impressione di essere dopotutto una cosa semplice, al punto da essere sviluppata da persone senza competenze Web specifiche; tanto, cosa ci vuole?
Purtroppo non è così, non basta leggere l’email o navigare ogni tanto in rete per saper fare grafica web. Come non basta essere esperti in depliant stampati. Ogni mezzo di comunicazione è diverso - come insegno da anni ai ragazzi dell’Università – E la grafica web di successo è frutto di competenze specifiche, unite ad anni di esperienza, studio e talento.
Così avrebbe anche dovuto essere per Volunia. E evidentemente - ed i risultati l’hanno reso palese a tutti - così non è stato fatto. Contro il mio parere.
Le reazioni del pubblico hanno poi fatto un pò comprendere che le competenze web sono essenziali, e ora finalmente Volunia ha ripreso con in parte una grafica web più degna. C’è ancora tanto da fare, ma siamo sulla strada giusta anche se manca ancora la grafica delle mappe che va svecchiata e resa più moderna ed accattivante: non basta solo cambiare lo sfondo da verde a bianco.
Tantissime critiche sono arrivate per il modo in cui è stata gestita, anche dopo il lancio di Volunia.
Anche qui, è una cosa abbastanza ovvia da capire: che si può avere anche il miglior prodotto del mondo, ma è essenziale nella nostra società presentarlo nel modo giusto, creare efficaci campagne di comunicazione ed affidarsi alle giuste competenze.
L’aspetto peggiore di questa parte è che, a differenza degli aspetti tecnici, la reazione avuta subito dopo il lancio non sembra aver prodotto effetti. La gestione della comunicazione successiva è proseguita sulla falsariga di quella precedente. Invece di attivare per tempo, o in ogni caso prima possibile, una campagna di comunicazione che proteggesse le idee del progetto, sia sul web che sulla stampa, che cercasse di rimediare a quanto fatto fino a quel momento, che spiegasse come stavano le cose, si è preferito, contrariamente alle mie opinioni, agire in maniera totalmente diversa. Tutti i commentatori hanno criticato come in quel modo si sia perso il “momento” creato dalla grande attenzione che si era creata.
E quindi, perché lascio Volunia?
Qualcuno, a questo punto, potrebbe aver capito perché lascio la direzione tecnica di Volunia. Penserete: così è impossibile procedere.
Non è questo il motivo.
Avrei continuato a cercare di far progredire Volunia, come ho fatto in tutto questo tempo, nonostante le difficoltà. Dando il mio contributo a livello di idee, di visione di progetto, di gestione tecnica, di risoluzione problemi, di scrittura codice, di creazione di algoritmi, pur con tutti i compromessi del caso, cercando di arrivare al successo. Nonostante tutto.
Mollare ora, proprio ora, non avrebbe molto senso. Specie dopo aver sacrificato anni della mia vita in condizioni lavorative estreme, eliminando o quasi il mio tempo libero, sacrificando famiglia e relazioni personali, vacanze e salute. Dopo tutto questo lavoro, pur con le traversie note, ci siamo, il progetto è pronto a partire, le fondamenta della casa sono state costruite, e può cominciare l’avventura, la vera sfida. Io ci credo ancora: come ho già detto moltre altre volte, il progetto complessivo per come è nella mia mente è molto più vasto di quello che si è visto finora, la Volunia attuale ne è solo una piccola parte, siamo solo all’inizio.
E allora, perché lascio Volunia?
Il motivo è un altro: lascio la direzione tecnica di Volunia perché qualcun altro vuole farla al posto mio. Vuole poter decidere tutto, senza di me. E si è quindi sostituito alla mia posizione, intimandomi di farmi da parte. Di fronte a questo io sono rimasto esterrefatto. Qualcuno ha pensato che dopo tutti questi anni, lavoro e sacrifici, l’infrastruttura del progetto è pronta a partire, ora ci si può sostituire a chi ha ideato e creato questo progetto.
Personalmente, quello che per ora mi resta di Volunia, nella situazione attuale, è la parte imprenditoriale: le mie quote sociali, il mio posto nel consiglio d’amministrazione.
Le implicazioni sono che non guiderò più il team, non troverò più soluzioni a tutti i problemi che quotidianamente usciranno nel progetto, tantomeno darò supporto per il codice e gli algoritmi che ho ideato e che sono attualmente usati in Volunia. Non darò al progetto tutte quelle cose che avevo pensato per farlo crescere, per restare sempre davanti agli altri.
Rottura definitiva quindi? Penso di sì se la situazione dovesse restare così, perché è chiaro che rientrare a lavorare in una situazione del genere è molto difficile.
Occorrerebbe una nuova gestione per il bene del progetto: a quel punto potrei rientrare.
Per quanto riguarda il futuro di Volunia, non so veramente cosa dire. Le mie prime idee di base sono state realizzate, pur se ci sono ancora tante cose da sistemare.
Ma al di là delle difficoltà da risolvere, quello che servirà sarà anche avere una visione evolutiva di un progetto che nasce e vive nel Web: per avere successo in questo ambiente, bisogna vivere Web, respirare Web, sentire il cuore che batte nella rete.
Ed in tutto questo occorre essere rapidi, non perdere tempo, sapere cosa fare ed il modo migliore di farlo, prevedere cosa succederà, che problemi si presenteranno, che soluzioni adottare nel più breve tempo possibile. Nel frattempo “innovate or perish”, innovare o perire.
C’è tutto questo nella Volunia attuale? In questa situazione e con queste premesse?
Innovare… o perire....
FONTE: MASSIMO MARCHIORI per www.wired.it
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