Oggi con il Launch Day comincia l’era dell’ IPv6. (..) Oggi molti operatori e gruppi come Akamai, Comcast, AT&T, DLink, Cisco, Google, Microsoft, Yahoo e Facebook lanceranno i propri siti su protocollo IPv6. Si tratterà della prima grande adozione di IPv6, pensata e promossa dalla Internet Society per spingere chi ancora non l’ha fatto a intraprendere la strada del nuovo Web. L’obiettivo è avere entro fine mese almeno 1% del traffico Internet attivo su IPv6. Perché si passa all’IPv6 e che cos’è? La vecchia versione degli indirizzi Ip disponibili per gli oggetti connessi in Rete (quel numero che li identifica in modo univoco sul Internet) sono finiti e per questo c’è bisogno di passare da un protocollo che consentiva di averne poco più di quattro miliardi, l’IPv4, a uno che permette di assegnarne oltre 340 miliardi di miliardi di miliardi, l’IPv6. Per l’utente dovrebbe significare semplicemente un cambio di apparato domestico per la connessione a Internet. I due protocolli però non sono compatibili: un indirizzo IPv4 non può parlare direttamente con un IPv6.
Benché possa sembrare relativamente semplice, il passaggio non è completamente indolore. Per l’utente normale non ci sarà alcuna differenza, anche se in futuro sarà probabilmente costretto a sostituire il modem o il router (compito in teoria dell’operatore di Rete). Oggi non cambia nulla, ci sono solo dei siti in più online. Come spiega Cnet, però, durante la fase di transizione l’utente potrebbe trovarsi di fronte a rallentamenti: per esempio quando il proprio computer, dotato di un indirizzo IPv4, deve comunicare con un altro computer con indirizzo IPv4, ma passando attraverso un terzo terminale dotato di IPv6. In realtà il pericolo è più teorico che pratico: durante la fase di transizione è probabile che i principali operatori offrano doppi indirizzi, mantenendo l’IPv4 a fianco dell’IPv6. In ogni caso, tutti i siti con indirizzo IPv4 saranno raggiungibili come prima e il problema si porrà realmente solo fra qualche anno, quando ci saranno nuovi siti raggiungibili solo tramite IPv6.
Come sapere se avremo problemi? Per verificare se correte il rischio di incontrare qualche scocciatura, potete usare il test on line di IPv6, che vi dirà se siete già in grado di navigare con il nuovo protocollo o se dovrete aggiornarvi. È probabile che sia così: “ Gli operatori di rete italiani stanno distribuendo ancora apparati domestici adatti a consentire l’accesso solo a IPv4 - spiega Gabriella Paolini di Garr - Ci ritroveremo a fare tutto all’ultimo momento e sarà l’utente a pagarne le conseguenze. Al momento l’unica cosa che si può fare è cominciare a chiamare il proprio operatore per fare pressione, perché quando sarà il momento non si potrà fare da soli”.
La situazione italiana “A parte pochi virtuosi, in Italia i più dormono - concorda Marco Sommani, ricercatore del Cnr a cui si deve la nascita di IPv6 Italia, riconosciuto come referente italiano dell'IPv6 Forum - Tecnicamente parlando, l'attivazione di IPv6 non è difficile e neanche particolarmente costosa. Il problema, però, non va preso sottogamba perché per familiarizzare con il nuovo protocollo occorre un po' di tempo. Chi pensa di improvvisare all'ultimo momento rischia di fare danni”. In un mondo ideale il consumatore dovrebbe dormire sonni tranquilli e affidarsi agli operatori di rete: “In Italia però questi dormono ancora più dei consumatori, giustificandosi con il fatto che gli utenti non chiedono IPv6 e dimenticando che, invece, spetta a loro trainare il cambiamento”.
Sono le aziende e le amministrazioni che utilizzano indirizzi Ip pubblici quelle a essere più esposte ai rischio dell’inazione: “Se non si adeguano per tempo al protocollo - spiega Sommani - prima o poi scopriranno che i loro server pubblici non sono più raggiungibili da una parte degli utenti Internet, oppure non riusciranno più a comunicare con le destinazioni esterne dotate solo di indirizzo IPv6”.
Fonte: Silvio Gulizia - www.wired.it
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