giovedì 14 giugno 2012

ELETTROSMOG

Computer, televisore, cellulare, antenna. Tutti elettrodomestici che producono smog compromettendo la qualità dell’aria. Eppure, l’80% del vivere quotidiano trascorre in ambienti chiusi. L’inquinamento elettromagnetico è legato alla generazione di campi elettrici artificiali, prodotti da tutti quei dispositivi il cui funzionamento implica un’alimentazione, oppure impianti utilizzati per il trasporto e la trasformazione dell’energia dalle centrali fino all’utilizzatore nell’ambiente urbano, e infine da impianti per lavorazioni industriali. Non solo: sul nostro pianeta esistono campi magnetici ed elettrici attribuibili al fondo terrestre o ad eventi naturali che però sono innocui.

«Gli effetti dell'esposizione di lungo periodo ai deboli campi elettromagnetici in ambiente chiuso sono ancora sotto studio», osserva Fiorenzo Marinelli, biologo del Cnr di Bologna, che spiega: «L'errore di base sta nell’installare e utilizzare le tecnologie potenzialmente dannose senza prima averne studiato gli effetti, e ciò è irrazionale. Ci sono studi che indicano la pericolosità dell'esposizione pulsata di bassa potenza. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito i cellulari e in generale i campi elettromagnetici a radiofrequenza (wireless) nel gruppo 2B. Perciò occorre usare un principio di precauzione nelle esposizioni anche al wifi». Eppure, nonostante nel 2011 la notizia abbia fatto il giro del mondo in poche ore, oggi i più sembrano averla rimossa. 

(..) Alfio Turco, ceo della Polab, azienda che opera nel campo dell’elettromagnetismo ambientale, spiega che:  per la radio frequenza in generale, ovvero trasmissioni radio da 100 kHz a 300 GHz, «il livello di emissione, (e quindi di assorbimento da parte dell'organismo) non può essere univoco per tutta la banda di frequenza. Sia per la natura delle sorgenti, sia per la tipologia di propagazione che per capacità di penetrazione», continua Turco, che precisa: «Per la radiazione che riguarda i cellulari, da 900 MHz a 2,100 GHz (con il 4G si avrà anche il 2,6 GHz), i livelli ritenuti accettabili dalla letteratura cautelativa si attestano intorno agli 0,6 V/m (volt per metro), per le esposizioni prolungate, cioè per periodi continuativi sopra le quattro ore consecutive». (..)
Sottotraccia sembra anche l’informazione che la maggiore fonte di elettrosmog è il telefono cellulare. «A causa della sua potenza e della vicinanza di uso», commenta Marinelli, «le antenne telefoniche che dall'esterno irradiano l'abitazione, le antenne di radio private e televisive». A completare il non breve elenco «il telefono di casa wireless, il router wifi, e tutto ciò che viene trasmesso via radio, segnale audio del giradischi, termometri e così via». Non deve sorprendere l’enorme diffusione sul mercato di apparecchiature dannose perché «il problema maggiore è dato dal conflitto di interessi che impedisce la corretta informazione sulla pericolosità dei campi elettromagnetici introdotti artificialmente».
Campo elettrico e magnetico producono induzione di corrente elettrica nell’organismo in modo differente. È la sommatoria di queste correnti indotte che produce una serie di squilibri. Marinelli li illustra così in un recente intervento: «Tra gli effetti biologici conosciuti c’è quello sulla melatonina (ormone principale regolatore del funzionamento metabolico e ormonale dell’organismo, ndr), e sulla diminuzione della risposta immunitaria dell’organismo. In generale gli studi più significativi si sono concentrati sul bilancio ormonale, sul sistema immunitario, sul cancro, sul sistema nervoso, sul calcio, sul comportamento e sulla psiche» visto che l’organismo sottoposto a campi elettromagnetici può modificare le sue risposte comportamentali. Mentre tra i sintomi reversibili identificati vengono descritti: disturbi del sonno, stanchezza e alterazioni del bioritmo. (..)
I costi per le apparecchiature e gli interventi per ridurre l'inquinamento elettromagnetico non sono esorbitanti. «In commercio si trovano diversi strumenti di misura destinati al fai da te – commenta Alfio Turco – ma tutti non propriamente friendly nell'utilizzo e nell’interpretazione dei dati». Ad ogni modo è bene interpellare uno studio specializzato in misure di campi elettromagnetici ambientali per avere monitoraggi e caratterizzazioni di ambienti e sorgenti. «I compensi sono quelli delle consulenze che partono da poche centinaia di euro a salire, in base alla complessità dell'intervento e alla distanza dalla sede abituale», conclude.
Da non dimenticare il buon senso, l’unica contromisura a costo zero. Per proteggersi nella maggior parte dei casi è sufficiente adottare accorgimenti di carattere comportamentale. «La sorgente più emissiva è il telefono cellulare che modula il livello di segnale in funzione della distanza dall'impianto con cui è in comunicazione, e molti strumenti di uso professionale o domestico», specifica Turco, che osserva infine: «Molti modelli di cellulare, ad esempio, con poche tacche (condizione di scarso campo) possono emettere segnali che vanno fino a 80 V/m, e la sorgente si trova a contatto con il corpo, a meno che non si faccia ricorso a degli specifici auricolari o al viva voce».
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/elettrosmog-inquinamento-cosa-fare#ixzz1xeaAa054

IMAGE: Foto da Flickr di Giampaolo Squarcina

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