FONTE: Chiara Brusini - http://www.ilmondo.it/
sabato 30 giugno 2012
SIXTHCONTINENT
Un sistema di classificazione che valuta le aziende in base alla capacità di creare ricchezza per la comunità in cui operano. E un social network che la mette a disposizione dei consumatori interessati a indirizzare gli acquisti verso prodotti e servizi di imprese responsabili. Sono i cardini di SixthContinent, (già aperte le iscrizioni) e a settembre verrà presentato anche a New York. Proprio gli Usa, d’altronde, sono la culla del movimento delle Benefit corporation, aziende che statutariamente devono tener conto non solo del profitto ma anche delle conseguenze sociali e ambientali della loro attività. E l’idea di Fabrizio Politi, fondatore del network, nasce dalla stessa considerazione: creare un sistema più equo è possibile, e chiunque consumi può contribuire attraverso scelte mirate. Così Politi e il suo team di dieci collaboratori hanno messo a punto Mo.Mo.Sy (Moderate monetary system), con cui hanno valutato le 500 mila maggiori aziende a livello mondiale assegnando a ognuna un rating sotto forma di gradazioni di colore dal rosso al verde. Il sistema, la cui proprietà è appena stata trasferita a una fondazione no profit, utilizza un algoritmo che tiene conto di diversi fattori, tra cui il rapporto tra utili netti e numero di dipendenti. Mo.mo.sy è diventato il cuore di una app gratuita per smartphone e tablet che potrà essere scaricata dagli utenti registrati su SixthContinent e permetterà di controllare in un attimo la «pagella» del produttore di ciò che si progetta di comprare. Le imprese con una classificazione negativa saranno quindi incentivate a cambiare rotta e destinare più risorse a lavoratori e progetti sociali. Gli iscritti a SixthContinent potranno anche contribuire in prima persona all’ampliamento del database. Per la società Politi ha scelto la forma della limited company di diritto anglosassone, cosa che faciliterà il progetto di farla crescere oltreoceano.
FONTE: Chiara Brusini - http://www.ilmondo.it/
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venerdì 29 giugno 2012
GOOGLE PLUS
In questi giorni, circa un anno fa, veniva annunciato e lanciato in versione beta Google Plus, il social network di Mountain View che in dodici mesi è arrivato a 250 milioni di utenti iscritti e crescendo a questa velocità in un paio di anni potrebbe raggiungere le dimensioni attuali di Facebook. I numeri diffusi ieri durante la Google I/O, la conferenza dedicata agli sviluppatori, descrivono un fenomeno che in Italia è ancora poco percepito. Nel mondo però Google Plus ha 150 milioni di utenti che vi accedono almeno una volta al mese e la metà lo fa tutti i giorni.
Questi però sono solo i numeri di copertina, che posizionano Plus subito dietro a Facebook e Twitter. I 75 milioni di utenti quotidiani di Plus trascorrono in media sul network dodici minuti al giorno. Solo tre mesi la media era ferma a nove minuti. Giusto tre mesi fa però Google ha avviato il restyling del sito, procedendo poi con quello delle app per iOS e Android e puntando in tutti i casi sulle immagini. Un po' copiando la copertina del diario di Facebook e un po' prendendo spunto da una delle più gettonate app per mobile, Flipboard. Il successo di Instagram (l'app di condivisione delle foto acquisita da Facebook per circa un miliardo di dollari) e l'esplosione di Pinterest (la lavagna social su cui appuntare immagini delle cose che più ci piacciono) sono lì a confermare che in questo particolare momento la gente premia chi punta sulle foto.
Sulle foto e sui video.
Questi però sono solo i numeri di copertina, che posizionano Plus subito dietro a Facebook e Twitter. I 75 milioni di utenti quotidiani di Plus trascorrono in media sul network dodici minuti al giorno. Solo tre mesi la media era ferma a nove minuti. Giusto tre mesi fa però Google ha avviato il restyling del sito, procedendo poi con quello delle app per iOS e Android e puntando in tutti i casi sulle immagini. Un po' copiando la copertina del diario di Facebook e un po' prendendo spunto da una delle più gettonate app per mobile, Flipboard. Il successo di Instagram (l'app di condivisione delle foto acquisita da Facebook per circa un miliardo di dollari) e l'esplosione di Pinterest (la lavagna social su cui appuntare immagini delle cose che più ci piacciono) sono lì a confermare che in questo particolare momento la gente premia chi punta sulle foto.
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giovedì 28 giugno 2012
KINDLE
Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato un'ambiziosa partnership con Amazon. Il progetto - che si svolgerà nel corso dei prossimi cinque anni - prevede che il Dipartimento di Stato spenda fino a 16 milioni e mezzo di dollari per l'acquisto di circa 35.000 Kindle, più i contenuti (ossia i libri) e le spese di spedizione. Il Kindle costa sui 200 dollari, quindi rimangono quasi 10 milioni di dollari da spendere in libri - che, con i prezzi di Amazon, possono voler dire un milione di testi.
Dove andranno questi Kindle? L'idea è di spedirli alle 800 e più biblioteche, sale di lettura pubbliche e centri culturali - frequentati da più di sei milioni di giovani - che il Dipartimento di Stato americano finanzia in tutto il mondo. I presupposti su cui si basa questa iniziativa sembrano solidi - almeno in teoria. Il governo degli Stati Uniti fornisce in ogni caso ai suoi centri culturali libri, pubblicazioni culturali e giornali: se lo farà in formato digitale, risparmierà tempo e denaro. È facile immaginare un sistema in cui gli utenti di un centro culturale in Argentina potranno prendere in prestito un ebook da un analogo centro spagnolo. Inoltre, libri controversi e censurati potranno essere letti senza occupare gli scaffali e attirare l'attenzione dei censori dei governi locali. Ridar vita a una diplomazia rivolta alla gente, affidandola ad Amazon, sembra un'ottima mossa: non c'è da meravigliarsi che i diplomatici americani credano che il programma «servirà a rilanciare l'immagine dell'America come leader tecnologico». Ma si tratta, purtroppo, solo di un pio desiderio - la realtà è molto più complessa.
Dove andranno questi Kindle? L'idea è di spedirli alle 800 e più biblioteche, sale di lettura pubbliche e centri culturali - frequentati da più di sei milioni di giovani - che il Dipartimento di Stato americano finanzia in tutto il mondo. I presupposti su cui si basa questa iniziativa sembrano solidi - almeno in teoria. Il governo degli Stati Uniti fornisce in ogni caso ai suoi centri culturali libri, pubblicazioni culturali e giornali: se lo farà in formato digitale, risparmierà tempo e denaro. È facile immaginare un sistema in cui gli utenti di un centro culturale in Argentina potranno prendere in prestito un ebook da un analogo centro spagnolo. Inoltre, libri controversi e censurati potranno essere letti senza occupare gli scaffali e attirare l'attenzione dei censori dei governi locali. Ridar vita a una diplomazia rivolta alla gente, affidandola ad Amazon, sembra un'ottima mossa: non c'è da meravigliarsi che i diplomatici americani credano che il programma «servirà a rilanciare l'immagine dell'America come leader tecnologico». Ma si tratta, purtroppo, solo di un pio desiderio - la realtà è molto più complessa.
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mercoledì 27 giugno 2012
STATE OF THE NET 2012
Si e' svolta a Trieste dal 22 al 23 giugno una conferenza sullo stato della Rete, in Italia. Di seguito, un'interessante presentazione di Vincenzo Cosenza, blogger ed esperto di social media:
FONTE: Vincenzo Cosenza
martedì 26 giugno 2012
FACEBOOK EXCHANGE
Qualcuno lo aveva detto: se Facebook non troverà un nuovo sistema di business, l’attuale strategia pubblicitaria di Menlo Park metterà in crisi il social network (già provato da un ingresso in borsa problematico). E Zuckerberg ha saputo raccogliere la sfida, visto che tra poche settimane lancerà Facebook Exchange: un nuovo modo di fare pubblicità, pensato per bombardare gli utenti con messaggi più mirati da parte degli inserzionisti. Nella speranza che il pesce abbocchi più facilmente all’amo, ingrossando le casse di Facebook, e rassicurando gli azionisti.
Come riporta infatti Bloomberg, secondo un sondaggio della Reuters/Ipsos, attualmente il mondo della pubblicità su Facebook non va esattamente a gonfie vele: solo 1 su 5 degli utenti effettua compere grazie al sistema di advertising del social network. Un sistema che per ora funziona proponendo agli utenti quei prodotti correlati agli interessi palesati sul profilo e ai mi piace disseminati qua e là sulle varie pagine del social network.Tra qualche settimana, però, a questo si aggiungerà Facebook Exchange, un modello di pubblicità basato su un sistema di offerte in tempo reale ( Real-Time Bidding), dove gli ad sono piazzati grazie ad alcune piattaforme, note come demand-side platforms (Dsp). Al momento quelle che stanno testando Facebook Exchange sono otto, come riporta TechCrunch: TellApart, Triggit, Turn, DataXu, MediaMath, AppNexus, TheTradeDesk e AdRoll.In pratica si tratta di integrare la cronologia di navigazione dell’utente nel sistema di offerta pubblicitaria, come già fatto da Google e altre aziende. Un esempio?
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lunedì 25 giugno 2012
WAZE, CROWDSOURCING AND GAMIFICATION
Presentata nel 2010 come “l’applicazione sociale per smartphone che offre la navigazione turn-by-turn basata sulle condizioni della strada”. Al tempo aveva 500mila utenti nel mondo e 30mila in Italia. Oggi Waze è un servizio molto più maturo, con quasi 20 milioni di utenti in tutto il mondo e due milioni di nuovi download al mese. Un vero e proprio navigatore Gps che offre informazioni sul traffico in tempo reale grazie al contributo costante e appassionato di tutti coloro che lo usano. E che, oltre a tenerlo acceso mentre si spostano, pazientemente segnalano problemi ovunque ne incontrino, diventando di fatto sensori intelligenti diffusi sul territorio. Così intelligenti e affidabili che – è notizia delle ultime ore – persino l’esigentissima Apple ha scelto di affidarsi a loro includendo Waze tra le fonti di dati sul traffico per il nuovo servizio di mappe portato in dote da iOS 6. Un riconoscimento non da poco. Un’altra bella prova del fatto che – in presenza di una buona e forte motivazione - il crowdsourcing funziona piuttosto bene: “La gente usa il nostro servizio e partecipa al suo funzionamento con uguale passione – spiega Elisabeth Reato, Social Media Manager di Waze per la community italiana a Wired.it – e ciò avviene sicuramente perché traffico e viabilità sono temi che stanno a cuore di tutti, incidendo quotidianamente sulla qualità delle nostre vite”. Ma forse anche perché Waze include elementi di gamification, “dove gli utenti possono ad esempio guadagnare punti e conquistare badge usando l’app negli spostamenti di tutti i giorni”. Insomma, il servizio si rivela veramente utile, la gente se ne rende conto ed è ben lieta di esserne parte oltre che di fruirne. Anche in Italia, dove il servizio è sbarcato prima del lancio ufficiale nel 2009 grazie alla recensione dello user Macneo e dove gli utenti sono circa un milione e trecentomila, la maggior parte dei quali su iPhone (oltre un milione). Ma come funziona Waze?
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domenica 24 giugno 2012
REALTA' AUMENTATA NEGLI STADI
La Realtà Aumentata, una delle più eccitanti e ancora poco esplorate innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, che è andata in scena alla seconda edizione dell'Ar Summit (Ar sta per Augmented Reality, ovvero Realtà Aumentata) che si tiene a Londra. La Realtà Aumentata è la visione dal vivo di un mondo reale che viene arricchito di elementi generati dal computer. Questi elementi possono essere video, suono, grafica o dati Gps. Si distingue dalla realtà virtuale perché quest'ultima è interamente generata dal computer, mentre la prima mantiene anche elementi reali. Va detto, però, i confini tra Ar (Augmented Reality) e Vr (Virtual Reality) sono sempre più sfocati.
Sports Revolution Digital, agenzia di sport e marketing, che si occupa di calcio e altri sport in Uk e in altri paesi europei, ha gia' realizzato diversi progetti: per esempio, una simpatica mascotte virtuale per la Danish Football Associationin visita in Inghilterra per un evento. In pratica, facendo lo scan della copertina del programma dell'evento con uno smartphone, appariva dal nulla Vit il Vikingo che correva sulla pagina e calciava via un pallone.
Ma gli obiettivi più ambiziosi di Sports Revolution riguardano il futuro. Tra questi c'è una figura-marker sulle sedie dello stadio che, puntata col cellulare, ti fornisce gli highlights della partita che stai vedendo.Il più costoso ed eccitante dei progetti, però, è quello che prevede un wi-fi da stadio che permetterebbe agli spettatori una serie di attività che rappresentano novità assolute.
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sabato 23 giugno 2012
APP PER UN TURISMO ACCESSIBILE
Nel villaggio ci sarà il percorso tattile per raggiungere il ristorante col proprio bastone? La porta della stanza d’albergo sarà abbastanza larga per entrare con la sedia? “Dettagli” per nulla scontati per turisti con esigenze «speciali». Anche se la struttura alberghiera individuata o lo stabilimento balneare scelto sono accessibili, una volta arrivati sul posto c’è il rischio di trovare qualche spiacevole imprevisto che potrebbe rovinare la vacanza. Per garantire informazioni affidabili a chi ha una disabilità motoria o sensoriale, oppure il diabete o la celiachia, arriva un sistema innovativo, un’app per iPad. Si chiama V4AInside e l’ha ideata Village for all, un network di strutture accessibili (finora sono 31 quelle che hanno aderito in 13 regioni italiane e in Croazia). L’applicazione permette di rilevare, tramite iPad, dati oggettivi e attendibili, per esempio su un albergo, un villaggio o un ristorante. Per quattro milioni di potenziali turisti “speciali” uno dei principali ostacoli è proprio la carenza di informazioni quando si sceglie la vacanza.
venerdì 22 giugno 2012
EBOOK AND HARDCOVER
A quanto pare, c’è stato il sorpasso. O almeno, un sorpasso, se si considera il parametro dei fatturati. Stando a quanto scrive John Biggs sul blog TechCrunch, l’Associazione degli editori americani ha reso noto un report secondo il quale negli ultimi 12 mesi, negli Stati Uniti, i ricavi da ebook hanno superato quelli da libri cartacei hardcover: 282,3 milioni di dollari contro 229,6 (223,3 milioni di euro contro 181,6). Un anno fa, gli hardcover erano a 223,5 milioni di dollari (176,8 mln di euro) e gli ebook a 220 (174 mln di euro).
Gli hardcover crescono come tutto il comparto di libri per adulti in generale. Ma il dato più significativo è un altro: il fatturato degli ebook per bambini è salito dai 3,9 milioni di dollari del 2011 ai 64,3 di quest’anno (da 3 a 50,8 milioni di euro). Merito, scrive Biggs dell’effetto incrociato di una maggiore offerta di supporti pensati per le giovani generazioni e di una sempre maggiore disponibilità di titoli. Cifre e tendenze ancora lontanissime da noi. Ma sembra proprio che, negli Stati Uniti, il mercato abbia dato indicazioni precise. Meglio saperlo.
FONTE: http://ehibook.corriere.it
Gli hardcover crescono come tutto il comparto di libri per adulti in generale. Ma il dato più significativo è un altro: il fatturato degli ebook per bambini è salito dai 3,9 milioni di dollari del 2011 ai 64,3 di quest’anno (da 3 a 50,8 milioni di euro). Merito, scrive Biggs dell’effetto incrociato di una maggiore offerta di supporti pensati per le giovani generazioni e di una sempre maggiore disponibilità di titoli. Cifre e tendenze ancora lontanissime da noi. Ma sembra proprio che, negli Stati Uniti, il mercato abbia dato indicazioni precise. Meglio saperlo.
FONTE: http://ehibook.corriere.it
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giovedì 21 giugno 2012
SAMSUNG & APPLE
Quanto vale la fetta di mercato dei telefoni cellulari in mano agli americani di Apple e ai coreani di Samsung? Il 50% del numero di apparecchi, il 90% del valore generato.
La statistica appena pubblicata aiuta a capire quanto la posta in palio nel mondo degli apparecchi Post-Pc sia notevole e arriva da ABI Research. La classifica: nel primo trimestre del 2012 Apple fa bingo con 35 milioni di smartphone venduti, mentre Samsung arriva addirittura a 43 milioni di dispositivi piazzati ai consumatori. Al terzo posto, ben lontana dai due capofila, c'è Nokia con i suoi 11.9 milioni di telefoni e poco sotto RIM (BlackBerry) con 11.1 milioni.
Quella di Samsung è una crescita costante: nel terzo trimestre del 2011 ha prodotto 28 milioni di smartphone, saliti a 35 milioni nell'ultimo quarto dello scorso anno, ovvero lo stesso risultato raggiunto da Apple con tre mesi di ritardo.
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mercoledì 20 giugno 2012
CONVERSATION ADS
Questo è il nome della nuova pubblicità su Skype che ben presto “irromperà” nelle nostre chiamate, chat e video-chiamate. Il più famoso servizio VoIP, di videochiamate e chat da' il benvenuto ad un nuovo tipo di advertising inventato da Microsoft. Data la sempre più forte concorrenza di servizi come Tango, Google Talk, FaceTime… Microsoft ha scelto di incrementare il guadagno portando le ads nelle conversazioni degli utenti. Vediamo quindi in cosa consiste questa pubblicità e in che modalità verrà proposta agli utenti Skype.
Le ads si presentano come annunci pubblicitari muti (fortunatamente), e verranno mostrati sul display durante le chiamate audio via Internet dell’utente. Le ads verranno mostrate nel programma Skype per Windows di tutti quegli utenti che non hanno un abbonamento Skype o che non hanno credito. Oltre a mostrare le ads durante le chiamate audio, un box pubblicitario comparirà anche a fianco del box delle videochiamate. Sandhya Venkatachalam (VP Advertising & Monetization Skype) rassicura gli utenti dicendo che le ads non saranno troppo invasive e soprattutto non andranno a danneggiare la qualità audio delle conversazioni.
Le ads si presentano come annunci pubblicitari muti (fortunatamente), e verranno mostrati sul display durante le chiamate audio via Internet dell’utente. Le ads verranno mostrate nel programma Skype per Windows di tutti quegli utenti che non hanno un abbonamento Skype o che non hanno credito. Oltre a mostrare le ads durante le chiamate audio, un box pubblicitario comparirà anche a fianco del box delle videochiamate. Sandhya Venkatachalam (VP Advertising & Monetization Skype) rassicura gli utenti dicendo che le ads non saranno troppo invasive e soprattutto non andranno a danneggiare la qualità audio delle conversazioni.
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martedì 19 giugno 2012
BRANDS & PINTEREST
Non solo post o tweet, ma conversazioni per immagini. Ai fiumi di parole si sostituiscono rettangoli digitali di ogni tipo, da collezioni di moda a lavori d'artigianato, da scansioni di pagine a prodotti e servizi che emozionano e che incentivano concorsi acquisto. Così la rete anche in Italia ha iniziato a «pinnare», azione di coloro che abbracciano Pinterest, social network nato meno di due anni fa Oltreoceano dalla genialità di Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra e dedicato alla condivisione di foto e alla loro catalogazione. Numeri incrementali da far impallidire: secondo Mashable, che rielabora i dati di ComsCore, i visitatori oggi sono quasi 12 milioni con un tempo medio di permanenza di 16 minuti (su Facebook è di 12). Piace alle aziende Pinterest, perché incentiva la propensione all'acquisto, soprattutto su target alto-spendenti e sensibili: il 68% dei pinneristi è composto da un pubblico femminile, intento a navigare i board, ovvero le pagine. E – confermano gli analisti – sono proprio le donne (di cui la metà mamme) a essere maggiormente propense ad attività di e-commerce agevolate da Pinterest. Per Pinterestitaly – osservatorio fondato da Domenico Armatore, Azzurra Tacente e Paola Sangiovanni – tra le tipologie di immagini pinnate dai brand spiccano quelle del settore food e beverage con il 22 per cento. Seguono immagini sul mondo femminile, case e arredo per il 15%, abbigliamento e calzature per il 12%.
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lunedì 18 giugno 2012
BRANDS & SOCIAL MEDIA
OssCom, centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica, e Digital PR hanno presentato il report di Brands & Social Media. Osservatorio su le aziende e la comunicazione sui social media in Italia.
I social network sono diventati centrali per la comunicazione corporate perchè permettono di comunicare con il proprio target di riferimento in modo diretto ed efficace. Il trend è stato confermato dall'ultima ricerca Brands & Social Media.
Nel report sono state analizzate le attività di comunicazione social di 108 aziende, scelte in base alla loro grandezza e il loro fatturato. I settori merceologici presi in considerazione sono stati: Consumer Electronics, Automobili, Banche e Assicurazioni, Retail, Servizi energetici e telecomunicazioni. Per i social media sono stati considerati Facebook, Twitter, YouTube e i blog. Nello studio sono stati analizzati solo i profili aziendali ufficiali istituzionali in lingua italiana, di cui sono stati rilevati parametri finalizzati a comprendere il grado di esposizione delle aziende sui social media; la coerenza delle iniziative proposte; l’identificazione degli spazi e delle modalità di interazione con gli utenti e lo stile comunicativo.
Gli item per la redazione della classifica sono stati gli investimenti in termini di comunicazione, come la frequenza di aggiornamento dei profili e la loro personalizzazione, l'interazione degli utenti attraverso il numero di commenti e di like ai wall post su Facebook o i retweet su Twitter. Al vertice della classifica troviamo.......
I social network sono diventati centrali per la comunicazione corporate perchè permettono di comunicare con il proprio target di riferimento in modo diretto ed efficace. Il trend è stato confermato dall'ultima ricerca Brands & Social Media.
Nel report sono state analizzate le attività di comunicazione social di 108 aziende, scelte in base alla loro grandezza e il loro fatturato. I settori merceologici presi in considerazione sono stati: Consumer Electronics, Automobili, Banche e Assicurazioni, Retail, Servizi energetici e telecomunicazioni. Per i social media sono stati considerati Facebook, Twitter, YouTube e i blog. Nello studio sono stati analizzati solo i profili aziendali ufficiali istituzionali in lingua italiana, di cui sono stati rilevati parametri finalizzati a comprendere il grado di esposizione delle aziende sui social media; la coerenza delle iniziative proposte; l’identificazione degli spazi e delle modalità di interazione con gli utenti e lo stile comunicativo.
Gli item per la redazione della classifica sono stati gli investimenti in termini di comunicazione, come la frequenza di aggiornamento dei profili e la loro personalizzazione, l'interazione degli utenti attraverso il numero di commenti e di like ai wall post su Facebook o i retweet su Twitter. Al vertice della classifica troviamo.......
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domenica 17 giugno 2012
NEVER SECONDS
Oggi, grazie al blog di Martha Payne, possiamo rimanere costantemente aggiornati su tutto ciò che avviene all'interno della mensa durante l'ora di pranzo. Riuscire a far mangiare i bambini si sa, è un'impresa alquanto ardua. Soprattutto quando si tratta di determinati tipi di cibi come la frutta e le verdure. Non parliamo poi del tema della mensa scolastica: un dibattito perennemente aperto che apre le disparità di opinioni tra nutrizionisti fissati con la dieta, mamme preoccupate e maestre un po' schifate.
La ragazzina in questione, scozzese e di appena 9 anni, era stanca dei soliti battibecchi tra genitori e figli a causa del pranzo a scuola: la piccola si lamentava perché le pietanze proposte erano pessime oppure perché le porzioni erano troppo striminzite.
Per farsi credere da mamma e papà, ha iniziato a fotografare ogni giorno quello che trovava all'interno del piatto e gli scatti venivano poi affidati alle sapienti mani dei due adulti, che hanno ben pensato di sfruttarli in un modo un po' più educativo e informativo.
L'idea originale è stata, infatti, quella di creare il blog dove ogni giorno vengono postate le immagini del vassoio proposto a mensa con la descrizione del pasto, il suo costo, una valutazione in base al sapore e alla quantità.
La ragazzina in questione, scozzese e di appena 9 anni, era stanca dei soliti battibecchi tra genitori e figli a causa del pranzo a scuola: la piccola si lamentava perché le pietanze proposte erano pessime oppure perché le porzioni erano troppo striminzite.
Per farsi credere da mamma e papà, ha iniziato a fotografare ogni giorno quello che trovava all'interno del piatto e gli scatti venivano poi affidati alle sapienti mani dei due adulti, che hanno ben pensato di sfruttarli in un modo un po' più educativo e informativo.
L'idea originale è stata, infatti, quella di creare il blog dove ogni giorno vengono postate le immagini del vassoio proposto a mensa con la descrizione del pasto, il suo costo, una valutazione in base al sapore e alla quantità.
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sabato 16 giugno 2012
GOOGLE DRIVE
Google Drive, un luogo dove potrete creare, condividere e archiviare tutti i vostri file. Sia che stiate progettando qualcosa con un amico o pianificando il vostro matrimonio o, ancora, tenendo traccia delle spese domestiche, da oggi potrete farlo attraverso Google Drive.
Dentro a Google Drive potrete infatti caricare tutti, ma proprio tutti, i vostri file, inclusi video, foto, Google Docs, PDF e altro.
venerdì 15 giugno 2012
FACEBOOK SCOMPARIRA' NEL 2020
Lo afferma più di un analista finanziario. Osservando il recente flop in borsa si prospetta un decennio faticoso per Marck Zuckerberg e compagni. Eric Jackson, uno dei fondatori di Ironfire Capital, ha recentemente affermato allo show della CNBC “Squawk the street” che Facebook potrebbe fare la fine di Yahoo, perdendo potere ed introiti. Yahoo oggi non è certo fallito, però guadagna solo il 10% di quello che poteva guadagnare nel 2000, al culmine della new economy prima del crollo della bolla speculativa.
Perché Facebook dovrebbe fare la stessa fine?
Facebook fatica col mobile. Arranca di fronte al nuovo paradigma di fruizione della rete, sempre più adatta a dispositivi mobili come smartphone e tablet. Twitter al contempo guadagna lentamente terreno con il suo mezzo miliardo di utenti in ascesa. Un social media, quest’ultimo, molto più immediato e adatto al mobile del fratello maggiore, anche se non ha ancora trovato un modello stabile di business.
Facebook è pesante. Può assimilare diverse start-up, applicazioni specifiche per il mobile (come Instagram), però resta una piattaforma particolarmente complessa che fatica ad integrare nuove funzioni mobile.
La discesa in borsa ha messo in allerta i mercati che lo ossevano. In un contesto dove il web è in perenne espansione e sempre più legato col mobile, Facebook faticherà a mantenere le sue funzionalità su questi dispositivi. A dirlo è lo stesso Facebook nella relazione di rischio pre IPO.
Facebook non cambierà la privacy. Zuckerberg ha bisogno del valore degli utenti, cioè delle loro informazioni. In questo senso ha cercato di proporre un sondaggio dalla facciata democratica per limare la privacy degli iscritti offrendo come contentino qualche nuova funzione. Visto come sta andando il sondaggio, che vi invito a votare, credo proprio che le nuove norme non passeranno.
Perché Facebook dovrebbe fare la stessa fine?
Facebook fatica col mobile. Arranca di fronte al nuovo paradigma di fruizione della rete, sempre più adatta a dispositivi mobili come smartphone e tablet. Twitter al contempo guadagna lentamente terreno con il suo mezzo miliardo di utenti in ascesa. Un social media, quest’ultimo, molto più immediato e adatto al mobile del fratello maggiore, anche se non ha ancora trovato un modello stabile di business.
Facebook è pesante. Può assimilare diverse start-up, applicazioni specifiche per il mobile (come Instagram), però resta una piattaforma particolarmente complessa che fatica ad integrare nuove funzioni mobile.
La discesa in borsa ha messo in allerta i mercati che lo ossevano. In un contesto dove il web è in perenne espansione e sempre più legato col mobile, Facebook faticherà a mantenere le sue funzionalità su questi dispositivi. A dirlo è lo stesso Facebook nella relazione di rischio pre IPO.
Facebook non cambierà la privacy. Zuckerberg ha bisogno del valore degli utenti, cioè delle loro informazioni. In questo senso ha cercato di proporre un sondaggio dalla facciata democratica per limare la privacy degli iscritti offrendo come contentino qualche nuova funzione. Visto come sta andando il sondaggio, che vi invito a votare, credo proprio che le nuove norme non passeranno.
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giovedì 14 giugno 2012
ELETTROSMOG
Computer, televisore, cellulare, antenna. Tutti elettrodomestici che producono smog compromettendo la qualità dell’aria. Eppure, l’80% del vivere quotidiano trascorre in ambienti chiusi. L’inquinamento elettromagnetico è legato alla generazione di campi elettrici artificiali, prodotti da tutti quei dispositivi il cui funzionamento implica un’alimentazione, oppure impianti utilizzati per il trasporto e la trasformazione dell’energia dalle centrali fino all’utilizzatore nell’ambiente urbano, e infine da impianti per lavorazioni industriali. Non solo: sul nostro pianeta esistono campi magnetici ed elettrici attribuibili al fondo terrestre o ad eventi naturali che però sono innocui.
«Gli effetti dell'esposizione di lungo periodo ai deboli campi elettromagnetici in ambiente chiuso sono ancora sotto studio», osserva Fiorenzo Marinelli, biologo del Cnr di Bologna, che spiega: «L'errore di base sta nell’installare e utilizzare le tecnologie potenzialmente dannose senza prima averne studiato gli effetti, e ciò è irrazionale. Ci sono studi che indicano la pericolosità dell'esposizione pulsata di bassa potenza. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito i cellulari e in generale i campi elettromagnetici a radiofrequenza (wireless) nel gruppo 2B. Perciò occorre usare un principio di precauzione nelle esposizioni anche al wifi». Eppure, nonostante nel 2011 la notizia abbia fatto il giro del mondo in poche ore, oggi i più sembrano averla rimossa.
«Gli effetti dell'esposizione di lungo periodo ai deboli campi elettromagnetici in ambiente chiuso sono ancora sotto studio», osserva Fiorenzo Marinelli, biologo del Cnr di Bologna, che spiega: «L'errore di base sta nell’installare e utilizzare le tecnologie potenzialmente dannose senza prima averne studiato gli effetti, e ciò è irrazionale. Ci sono studi che indicano la pericolosità dell'esposizione pulsata di bassa potenza. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito i cellulari e in generale i campi elettromagnetici a radiofrequenza (wireless) nel gruppo 2B. Perciò occorre usare un principio di precauzione nelle esposizioni anche al wifi». Eppure, nonostante nel 2011 la notizia abbia fatto il giro del mondo in poche ore, oggi i più sembrano averla rimossa.
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mercoledì 13 giugno 2012
FB MOBILE APP STORE
Facebook ha inaugurato il suo App Center, un nuovo marketplace per raccogliere in una sola postazione tutte le proprie applicazioni. App Center è aperto anche nelle versioni mobile su dispositivi iPhone e Android: l'obiettivo di Zuckerberg e compagni è tentare di unificare in un solo marketplace le operazioni di selezione, acquisto e scaricamento delle app per tutte le piattaforme. Per Douglas Purdy, che coordina i progetti di sviluppo di Facebook, "l'App Center rappresenta una nuova strada per gli utenti per andare alla scoperta di applicazioni". Ci sarà da lavorare anche per gli sviluppatori: Facebook offre una platea di 900 milioni di persone. Tanti sono, infatti, gli utenti del social network che già frequentano l'Apple Store e Google Play.
"Social" sarà anche il modo per selezionare il software da scaricare. "Lo store conterrà solo apps di qualità, basate sul feedback degli utenti", si legge sul profilo ufficiale della società. Inoltre, la caratteristica del servizio non sarà solo quella improntata alla distribuzione e tanto meno relativa alla sola vendita di contenuti o servizi digitali. A Menlo Park si punta sulla possibilità di indirizzare l'utente verso i luoghi più frequentati da chi ha in tasca uno smartphone o un tablet. L'App Center diventerebbe quindi una vetrina attraverso cui scegliere l'app più congeniale alle proprie esigenze.
"Social" sarà anche il modo per selezionare il software da scaricare. "Lo store conterrà solo apps di qualità, basate sul feedback degli utenti", si legge sul profilo ufficiale della società. Inoltre, la caratteristica del servizio non sarà solo quella improntata alla distribuzione e tanto meno relativa alla sola vendita di contenuti o servizi digitali. A Menlo Park si punta sulla possibilità di indirizzare l'utente verso i luoghi più frequentati da chi ha in tasca uno smartphone o un tablet. L'App Center diventerebbe quindi una vetrina attraverso cui scegliere l'app più congeniale alle proprie esigenze.
martedì 12 giugno 2012
GOOGLE WILDCARD, WHONDER WHEEL AND SCHOLAR
Computer e tablet, perennemente connessi al web. Una spasmodica e continua ricerca d'informazioni: per verificare le conoscenze appena acquisite, per un ripasso veloce, per ottimizzare il proprio apprendimento. Internet e' il luogo in cui gli studenti si confrontano e verificano le proprie conoscenze. (..) Gli strumenti messi a disposizione da social network e motori di ricerca possono essere utilizzati per affiancare lo studio tradizionale. Eccome. Tra i tanti, Google. Ecco come impiegare le funzioni del motore di ricerca di Mountain View per rifinire la proprio preparazione.
La wildcard. Improvvisi vuoti di memoria, il panico per quel nome che proprio non si ricorda. In questo caso è possibile utilizzare la funzione asterisco (*): la "wildcard". Niente di più semplice: Basta inserire un "*" accanto all'informazione parziale, e il motore di ricerca fornirà tutti risultati che la completano. Esempio: "Montale nasce a *".
La wildcard. Improvvisi vuoti di memoria, il panico per quel nome che proprio non si ricorda. In questo caso è possibile utilizzare la funzione asterisco (*): la "wildcard". Niente di più semplice: Basta inserire un "*" accanto all'informazione parziale, e il motore di ricerca fornirà tutti risultati che la completano. Esempio: "Montale nasce a *".
lunedì 11 giugno 2012
AIRTIME, CHATROULETTE SOCIAL
SEAN PARKER e Shawn Fanning, che inventando Napster hanno cambiato per sempre l'industria discografica mondiale, ci riprovano: con un party a New York è stata lanciata ufficialmente Airtime, un'applicazione di Facebook che permette la videochat con i propri contatti ma anche con persone sconosciute che condividono gli stessi interessi.
Il concetto alla base di Airtime richiama applicazioni e siti come Chatroulette, che permettono di chattare con sconosciuti presi a caso tra gli utilizzatori del programma.
Nella versione di Parker a guidare la scelta non è però la fortuna, ma l'analisi del profilo Facebook dell'utilizzatore, che può scegliere di incontrare qualcuno che condivida il luogo di origine, gli interessi, o che sia connesso a qualche amico, con dei filtri opportuni ancora allo studio per evitare usi impropri da parte di malintenzionati: "Airtime è un servizio che fa di tutto per aiutare l'utilizzatore a trovare persone che potrebbe voler conoscere - ha spiegato Fanning - ma con cui non entrerebbe mai in contatto nel mondo reale".
Il concetto alla base di Airtime richiama applicazioni e siti come Chatroulette, che permettono di chattare con sconosciuti presi a caso tra gli utilizzatori del programma.
Nella versione di Parker a guidare la scelta non è però la fortuna, ma l'analisi del profilo Facebook dell'utilizzatore, che può scegliere di incontrare qualcuno che condivida il luogo di origine, gli interessi, o che sia connesso a qualche amico, con dei filtri opportuni ancora allo studio per evitare usi impropri da parte di malintenzionati: "Airtime è un servizio che fa di tutto per aiutare l'utilizzatore a trovare persone che potrebbe voler conoscere - ha spiegato Fanning - ma con cui non entrerebbe mai in contatto nel mondo reale".
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domenica 10 giugno 2012
VOLUNIA: WHAT HAPPENS?
MASSIMO MARCHIORI, il fondatore di Volunia, racconta a Wired (www.wired.it) perche' "getta la spugna".
E la storia che sto per raccontarvi non è tutta la storia che potrei raccontare, anzi (quella completa sarebbe lunga come un libro), ma contiene gli elementi principali.
Cominciamo dalla fine: non sono più direttore tecnico di Volunia.
E non solo: non dirò più una sola parola tecnica, non darò più un’idea, non contribuirò alla manutenzione ed al miglioramento né del codice che ho scritto, né degli algoritmi che ho dato al progetto, e non ne creerò mai più di nuovi.
A meno che la situazione non cambi.
Per capire come questo sia potuto succedere, occorre tornare indietro, all’inizio della storia.
Volunia, è risaputo, nasce qualche anno fa, da una serie di mie idee che ho concretizzato in un progetto strutturato e ambizioso. Un progetto, a mio avviso, troppo bello per non essere realizzato; e dal potenziale enorme. Decisi così di mettermi in gioco, buttandomi anima e corpo in quest’avventura, anche a costo di enormi sacrifici personali.
Quello che però forse non sapete è che io non sono l’Amministratore Delegato di Volunia.
In altre parole, non sono io il numero uno della società. Perché ho accettato allora? Perché in tutta la mia vita finora, avevo sempre lavorato con persone che mettevano in prima piano passione, fiducia, onestà. E poi, perché mi sono lasciato convincere da una argomentazione tutt’ora vera: che il progetto non sopravviverebbe senza di me. Ho creato un team e l’ho guidato nella costruzione da zero del sistema, ho affrontato le difficoltà di una startup e cercato soluzioni a mano a mano che la complessità aumentava, sempre con la visione del progetto globale.
Sebbene fossi consapevole che lasciare la carica di Amministratore Delegato ad altri avrebbe potuto rivelarsi una scelta delicata da un punto di vista strettamente economico, ho accettato di impegnarmi in questo progetto perché quello che faccio nella vita - Volunia incluso - non ha lo scopo primario di “fare i soldi”. Se il mio obiettivo fosse l'arricchimento personale, avrei da tempo abbandonato l’Università e l'Italia e accettato una delle offerte provenienti dall’estero.
Mi sono invece immerso anima e corpo in questo progetto per la bellezza di far progredire il mondo del web, per il piacere di dare una scossa al futuro e fare qualcosa di utile.
Ed anche per altri motivi, come quello di dare stimoli all’Italia, mostrare che si deve cercare di innovare, e non serve necessariamente scappare da questo Paese per farlo.
E la storia che sto per raccontarvi non è tutta la storia che potrei raccontare, anzi (quella completa sarebbe lunga come un libro), ma contiene gli elementi principali.
Cominciamo dalla fine: non sono più direttore tecnico di Volunia.
E non solo: non dirò più una sola parola tecnica, non darò più un’idea, non contribuirò alla manutenzione ed al miglioramento né del codice che ho scritto, né degli algoritmi che ho dato al progetto, e non ne creerò mai più di nuovi.
A meno che la situazione non cambi.
Per capire come questo sia potuto succedere, occorre tornare indietro, all’inizio della storia.
Volunia, è risaputo, nasce qualche anno fa, da una serie di mie idee che ho concretizzato in un progetto strutturato e ambizioso. Un progetto, a mio avviso, troppo bello per non essere realizzato; e dal potenziale enorme. Decisi così di mettermi in gioco, buttandomi anima e corpo in quest’avventura, anche a costo di enormi sacrifici personali.
Quello che però forse non sapete è che io non sono l’Amministratore Delegato di Volunia.
In altre parole, non sono io il numero uno della società. Perché ho accettato allora? Perché in tutta la mia vita finora, avevo sempre lavorato con persone che mettevano in prima piano passione, fiducia, onestà. E poi, perché mi sono lasciato convincere da una argomentazione tutt’ora vera: che il progetto non sopravviverebbe senza di me. Ho creato un team e l’ho guidato nella costruzione da zero del sistema, ho affrontato le difficoltà di una startup e cercato soluzioni a mano a mano che la complessità aumentava, sempre con la visione del progetto globale.
Sebbene fossi consapevole che lasciare la carica di Amministratore Delegato ad altri avrebbe potuto rivelarsi una scelta delicata da un punto di vista strettamente economico, ho accettato di impegnarmi in questo progetto perché quello che faccio nella vita - Volunia incluso - non ha lo scopo primario di “fare i soldi”. Se il mio obiettivo fosse l'arricchimento personale, avrei da tempo abbandonato l’Università e l'Italia e accettato una delle offerte provenienti dall’estero.
Mi sono invece immerso anima e corpo in questo progetto per la bellezza di far progredire il mondo del web, per il piacere di dare una scossa al futuro e fare qualcosa di utile.
Ed anche per altri motivi, come quello di dare stimoli all’Italia, mostrare che si deve cercare di innovare, e non serve necessariamente scappare da questo Paese per farlo.
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sabato 9 giugno 2012
WORLD WONDERS BY GOOGLE
In collaborazione con l'Unesco, Google mette a disposizione foto, video, testi e tour virtuali per esplorare il patrimonio artistico e culturale dell'umanità. Google continua ad espandere e aggiornare la sua grande mappa del mondo. Dopo essere entrati nei musei e aver messo insieme una sterminata pinacoteca virtuale, quelli di Mountain View hanno deciso uscire di nuovo per strada, conducendoci alla scoperta dei luoghi che formano il patrimonio artistico e culturale dell’umanità. In collaborazione con il World Monument Fund dell’Unesco e l’agenzia fotografica Getty Images, Google ha appena lanciato World Wonders, il nuovo progetto che consentirà di esplorare online le meraviglie del Pianeta. Dai megaliti di Stonehengeagli antichi templi di Kyoto, dalla Reggia di Versailles al memoriale della pace di Hiroshima, sono 132 i siti navigabili, in 18 diversi paesi.
L’esplorazione virtuale – pensata per essere una risorsa educativa - è resa possibile dalla tecnologia di Street View alla quale vengono integrate le informazioni testuali fornite dall’Unesco e album fotografici virtuali di Getty.
Tra le meraviglie mappate, quelle italiane saranno le protagoniste: Pompei, le chiese rupestri di Puglia e della città di Matera, i trulli di Alberobello, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, i Nuraxi di Barumini, il Tempio di Ercole e il Tempio di Portuno. Ma non solo. Anche i luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco intremente percorribili: i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara, Pisa, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana.
L’esplorazione virtuale – pensata per essere una risorsa educativa - è resa possibile dalla tecnologia di Street View alla quale vengono integrate le informazioni testuali fornite dall’Unesco e album fotografici virtuali di Getty.
Tra le meraviglie mappate, quelle italiane saranno le protagoniste: Pompei, le chiese rupestri di Puglia e della città di Matera, i trulli di Alberobello, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, i Nuraxi di Barumini, il Tempio di Ercole e il Tempio di Portuno. Ma non solo. Anche i luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco intremente percorribili: i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara, Pisa, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana.
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venerdì 8 giugno 2012
APPLE E GOOGLE MAPS
FONTE: http://www.corriere.it/
IMAGE: http://www.awdp.org
IMAGE: http://www.awdp.org
giovedì 7 giugno 2012
FACEBOOK E PRIVACY: PROPOSTE AI VOTI
Chi è attento alle mosse, spesso controverse, di Facebook in fatto di privacy, sa che da qualche settimana sono state rese note delle proposte di modifica ai termini di utilizzo (20 aprile) e alla normativa sull'utilizzo dei dati (11 maggio, ex normativa sulla privacy). E dallo scorso primo giugno c'è un nuovo avviso per tutti gli utenti: l'azienda di Menlo Park chiede ai suoi iscritti di dire la loro, cioè di votare per passare alle nuove normative o per rimanere con quelle adottate finora (del 26 aprile 2011 e del 23 settembre 2011, rispettivamente).
Di recente Facebook ha pubblicato delle proposte di modifica alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (Ddr, ovvero i termini di utilizzo, nda) e alla Normativa sull'utilizzo dei dati (ovvero sulla privacy, nda) , fornendo delle spiegazioni di tali cambiamenti e invitando gli utenti a fornire commenti. "Ora ti chiediamo di votare per far sapere quali sono i documenti che vorresti regolassero il sito”, recita la nota. C'è tempo fino all' 8 giugno, alle 17,59 ora italiana e si può esprimere la propria opinione una sola volta. L'esito dello scrutinio, verificato da un ente esterno e indipendente, sarà reso pubblico il giorno seguente. Dovrà però votare il 30% di coloro che risultavano iscritti a Fb all'apertura dei seggi (circa 300 milioni di utenti) perché il risultato sia vincolante, in caso contrario sarà solo orientativo.
Di recente Facebook ha pubblicato delle proposte di modifica alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (Ddr, ovvero i termini di utilizzo, nda) e alla Normativa sull'utilizzo dei dati (ovvero sulla privacy, nda) , fornendo delle spiegazioni di tali cambiamenti e invitando gli utenti a fornire commenti. "Ora ti chiediamo di votare per far sapere quali sono i documenti che vorresti regolassero il sito”, recita la nota. C'è tempo fino all' 8 giugno, alle 17,59 ora italiana e si può esprimere la propria opinione una sola volta. L'esito dello scrutinio, verificato da un ente esterno e indipendente, sarà reso pubblico il giorno seguente. Dovrà però votare il 30% di coloro che risultavano iscritti a Fb all'apertura dei seggi (circa 300 milioni di utenti) perché il risultato sia vincolante, in caso contrario sarà solo orientativo.
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mercoledì 6 giugno 2012
IPV6: INIZIA UNA NUOVA ERA PER INTERNET
Oggi con il Launch Day comincia l’era dell’ IPv6. (..) Oggi molti operatori e gruppi come Akamai, Comcast, AT&T, DLink, Cisco, Google, Microsoft, Yahoo e Facebook lanceranno i propri siti su protocollo IPv6. Si tratterà della prima grande adozione di IPv6, pensata e promossa dalla Internet Society per spingere chi ancora non l’ha fatto a intraprendere la strada del nuovo Web. L’obiettivo è avere entro fine mese almeno 1% del traffico Internet attivo su IPv6. Perché si passa all’IPv6 e che cos’è? La vecchia versione degli indirizzi Ip disponibili per gli oggetti connessi in Rete (quel numero che li identifica in modo univoco sul Internet) sono finiti e per questo c’è bisogno di passare da un protocollo che consentiva di averne poco più di quattro miliardi, l’IPv4, a uno che permette di assegnarne oltre 340 miliardi di miliardi di miliardi, l’IPv6. Per l’utente dovrebbe significare semplicemente un cambio di apparato domestico per la connessione a Internet. I due protocolli però non sono compatibili: un indirizzo IPv4 non può parlare direttamente con un IPv6.
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martedì 5 giugno 2012
GAMIFICATION E RICERCA DEL PERSONALE
Quando il gioco si fa duro, le aziende cominciano a giocare. Potrebbe sembrare paradossale, ma proprio in questo difficile 2012 rendere ludici alcuni processi organizzativi potrebbe rappresentare la strategia vincente per superare la crisi. Lo sostiene, fra gli altri, la rivista di management Forbes, secondo cui la gamification è destinata a diventare il miglior alleato dei dirigenti. Ma cos’è la gamification e come può essere applicata alle risorse umane? In ambito professionale, si può ricorrere a questa strategia di social business simulando attività tratte dall’esperienza quotidiana e invitando dipendenti o potenziali collaboratori ad affrontare quelle stesse sfide on line. Se il lavoro diventa un gioco in cui si guadagnano punti, si acquisiscono premi o si scalano classifiche, misurare le performance reali dei dipendenti diventa più semplice. Non solo si possono monitorare in diretta tempi, metodi e risultati e individuare i più motivati o chi ha la stoffa del leader, ma è anche più facile rivelare le dinamiche alla base della stessa azienda. Si verificano in diretta le capacità di lavorare in team impegnati nel raggiungimento di una “missione”, l’abilità nel negoziare soluzioni, il desiderio di collaborare o al contrario di imporre una propria visione del gioco. Si hanno così maggiori elementi per migliorare i processi e ci si assicura al tempo stesso un più alto tasso di coinvolgimento interno: ecco perché la gamification si propone anche come un valido strumento di comunicazione, oltre che di employer branding, funzionale alle strategie di sviluppo delle competenze e alla motivazione dei collaboratori. Meno noto il suo utilizzo a scopo di reclutamento.
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lunedì 4 giugno 2012
REDMATICA AND APPLE
Apple fa shopping in Emilia. Il colosso di Cupertino ha acquisito Redmatica, azienda di Correggio che sviluppa software per la riproduzione, la registrazione e l'editing di audio digitale. Operazione – senza nulla togliere ai fondatori dell'azienda – che non è sugli stessi livelli di quella sull'asse Facebook-Instagram (anche Zuckerberg di recente ha fatto shopping di un'azienda nata in Italia, Glancee) ma che la dice comunque lunga sulle intenzioni future di Apple che, un morso alla volta, diventa una specie di mostro fagocitante. Non c'entrano neppure campanilismo né patriottismo, certo è motivo di lustro per i giovani italiani che Cupertino si sia interessata ad un'azienda nostrana, ma il fatto in sé racchiude più di un "segreto".
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domenica 3 giugno 2012
LOGOS QUIZ GAME
Quanti marchi conoscete? o meglio quanti pensate di conoscerne? Questo è un gioco molto semplice ma coinvolgente, in cui dovrete semplicemente indovinare il nome dei vari loghi. Man mano che li indovinate potete accedere al livello successivo. Non riuscite ad andare avanti? nessun problema! Ogni 3 risposte giuste guadagnerete un punto da poter utilizzare per ottenere dei suggerimenti (punti acquistabili anche in-App), ed eventualmente potrete chiedere aiuto via Facebook o Twitter.
App Store: | Logos Quiz Game |
Disponibile per: | iPad, iPhone, iPod Touch (iOS 3.2 o successive) |
Lingue: | Inglese, Basco, Catalano, Galiziano, Spagnolo |
Prezzo attuale: | App Gratuita |
Sviluppatore: | Jver Estarriaga - AticoD |
FONTE: http://365app.blogspot.it/
sabato 2 giugno 2012
19 SOCIAL MEDIA BEST PRACTICE
Il 2012 si sta rivelando un anno fondamentale per i social media: di seguito un interessante video che non ha la presunzione di esaurire il "quadro" ma che offre alcuni interessanti spunti di riflessione sulle possibili direzioni di sviluppo.
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venerdì 1 giugno 2012
ADVANCED NETWORKING INITIATIVE
Troppi dati, la scienza rischia il collasso. Per reggerne il peso, il governo americano ha deciso di dotarsi di un'autostrada in cui è proibito andare piano: una rete di fibre capace di far correre da una costa all'altra le informazioni digitali prodotte dalla scienza alla velocità di 100 gigabit al secondo. Da gennaio la "pista da corsa" per i dati scientifici ha iniziato i suoi test, mettendo in rete tre centri di calcolo a Oakland, nell'Illinois e nel Tennessee. Ma il progetto da 62 milioni di dollari, battezzato Advanced Networking Iniziative e partito nel 2009, ha l'ambizione di arrivare ad avvolgere tutte le infrastrutture scientifiche degli Stati Uniti. E poi - come avvenne con il web inventato al Cern di Ginevra - di estendersi anche alla vita quotidiana. (..) I ricercatori sono affamati di risorse come questa", ha commentato Brian Tierney, uno dei responsabili dell'iniziativa ESnet (Energy Sciences Network) del Dipartimento dell'energia Usa che sovrintende al progetto. E Mehmet Barman, del gruppo di gestione dei dati scientifici di Berkeley, ha raccontato la sua esperienza sull'autostrada digitale: "Per trasferire 35 terabyte di dati sul clima dall'Illinois al Tennessee abbiamo impiegato circa mezz'ora. Con una rete normale ci sarebbero servite cinque ore".
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