L'azione contro Megaupload dimostra che la giustizia, sotto la pressione delle major cinematografiche e musicali, non ha rinunciato all'impresa di stroncare lo scaricamento di contenuti protetti da copyright.
Tra l'altro Kim Dotcom è stato arrestato in Nuova Zelanda (una delle sue due residenze, l'altra è Hong Kong, mentre lui ha doppia nazionalità, tedesca e finlandese) su richiesta ufficiale degli Stati Uniti, il che significa che l'azione americana ha avuto, almeno in questo caso, l'appoggio di un'altra autorità nazionale.
Megaupload, che ha circa 150 milioni di utenti registrati, non è un sito di file sharing peer-to-peer (tipo il vecchio Napster, oppure Kazaa ed eMule), ma un software che consente agli utilizzatori di scaricare file troppo grandi per essere inviati via e-mail, come film, giochi, serial tv, mentre i profitti di Megaupload derivano dall'eventuale scelta , da parte dei clienti, di utilizzare connessioni superveloci per il download rapido. Tutte cose in sè e per sè perfettamente legali. Ma la Motion Picture Association of America, l'associazione dei produttori cinematografici Usa, ritiene che il principale uso di Megaupload sia l'invio di contenuti protetti da copyright (soprattutto film), una tesi alla quale la giustizia americana sembra dare credito.
Nessun commento:
Posta un commento