domenica 18 marzo 2012

TECNOTTIMISMO

Entro otto anni non esisterà più il computer perché al suo posto avremo milioni di microchip diffusi nell'ambiente in cui viviamo: nelle auto e negli elettrodomestici, nei mobili di casa, nei vestiti, nel nostro corpo. I nostri nipoti avranno poteri analoghi a quelli delle divinità dell'antica Grecia. Il cancro sarà sconfitto dai microchip, i sensori nella toilette di casa raccoglieranno campioni di urine, feci e sangue, e l'analisi del Dna consentirà la prevenzione del tumore con dieci anni di anticipo. Internet lo vedremo proiettato sulle nostre lenti a contatto: un batter di ciglia e consulteremo Wikipedia. Allo stesso modo diventeremo poliglotti istantanei, grazie a traduttori automatici online che ci appariranno sulle lenti a contatto potremmo dialogare in mandarino arabo o russo senza averli studiati". Così parlò Michio Kaku, nippo-californiano, docente di fisica teorica, co-fondatore della "teoria delle stringhe", autore di Physics of the Future (in italiano La fisica del futuro, Codice, 2012), consacrato dal Wall Street Journal come uno dei visionari del nostro futuro prossimo. 
Bentornati, tecno-ottimisti! Dev'esserci qualcosa nel ciclo economico che comanda anche i cicli del pensiero. Da quando in America è arrivata la ripresa - stavolta quella vera, si direbbe - anche le teorie attraverso cui decifriamo il presente e prevediamo il futuro si stanno orientando sul positivo. L'esempio più citato in questi giorni è il nuovo saggio Abundance. Sottotitolo The Future is Better than You Think, per l'appunto: il futuro è migliore di quel che pensate. L'autore è Peter Diamandis, autorevole tecnologo e pluri-creatore di imprese, legato a tutti gli innovatori della Silicon Valley, fondatore di un premio speciale per la creatività (X Prize). Diamandis fa del suo meglio per affascinarci, entusiasmarci e guarire ogni pessimismo, già a partire dalla sua descrizione degli effetti del progresso. 
Ecco un esempio: se tutti i libri, tutte le parole e tutte le immagini create dall'umanità dalle origini della nostra storia fino al 2003 sono convertite in formato digitale, occupano cinque miliardi di gigabyte. È uno spazio notevole anche nell'universo digitale dov'è la memoria dei supercomputer: equivale al numero uno seguito da una colonna di diciotto zeri. Ma dal 2003 al 2010 gli stessi cinque miliardi di gigabyte l'umanità li ha creati ogni due giorni. L'anno prossimo produrremo quella quantità di informazioni ogni dieci minuti. È quel che si chiama un'accelerazione di tipo esponenziale. Basta disporre di una quantità d'informazione così smisurata - e in rapidissima crescita - per stare meglio? Prima di affrontare la risposta, riflettiamo su quest'altro dato fornito da Diamandis: un guerriero delle tribù Masai oggi ha uno smartphone e l'accesso a Google, grazie al quale dispone di più informazione di quanta ne aveva il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton quindici anni fa. Lo stesso Masai fra quindici anni avrà a disposizione una capacità di elaborazione dati (in formato tascabile, tablet stile iPad) equivalente alla potenza e rapidità del cervello umano. Diamandis non ha dubbi che l'accumulazione poderosa di nuove conoscenze ci consentirà di vincere la grandi sfide del nostro futuro: l'inquinamento atmosferico e delle acque; la sovrappopolazione; la scarsità di energia; i bisogni di istruzione e di salute; i diritti umani e le libertà.

"L'umanità - scrive il tecno-ottimista - sta entrando in un periodo di trasformazione radicale in cui le tecnologie hanno il potenziale per migliorare sensibilmente la qualità della vita di ogni uomo, donna e bambino del pianeta". (..)
A volte ci sembra che la tecnologia ci renda schiavi, ma su questo punto dovremmo ascoltare il parere dei giovani arabi o russi che si stanno rivoltando contro gli autoritarismi grazie a un maggiore accesso all'informazione. Entro il 2020 altri tre miliardi di abitanti del pianeta si saranno aggregati alla nostra comunità di utenti di internet: è tutta "meta-intelligenza collettiva", secondo la definizione di Diamandis, ed è forse questa la materia prima che ci salverà. In parte il boom negli accessi all'informazione è già incanalato verso gli usi più nobili. La Khan Academy, una delle tante iniziative nate grazie ai tecno-filantropi (un esercito sempre più numeroso di cui Bill Gates è solo il nome più noto), oggi viene consultata da due milioni di studenti ogni mese, per l'apprendimento accademico a distanza. Nella biblioteca digitale della Khan Academy ci sono video didattici su materie che spaziano dall'algebra alla biologia. Il settore della medicina "individualizzata" grazie allo sfruttamento delle informazioni genetiche non esisteva neppure un decennio fa; oggi cresce del quindici per cento all'anno. 

FONTE: www.repubblica.it (Federico Rampini)

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