Le idee migliori, anche in azienda, possono arrivare da chi meno te lo aspetti. Ecco perché all’estero sono sempre più le imprese che hanno cambiato la propria struttura per accogliere spunti e contributi dal basso, facendo partecipare in prima linea i dipendenti alla definizione delle strategie di business attraverso strumenti come le Intranet, le piattaforme wiki, i servizi di social messaging interni.
Del resto, secondo la più recente letteratura manageriale internazionale, ri-mettere le persone al centro delle organizzazioni è una tappa obbligata per affrontare le sfide di domani.
La prima indagine in Italia sulla social collaboration, condotta dai consulenti Stefano Besana ed Emanuele Quintarelli su 300 aziende, mirava proprio a scoprire quanto nel nostro Paese i dipendenti siano inclusi nelle scelte imprenditoriali, se sono messi effettivamente in connessione tra loro valorizzando le potenzialità del digitale e se le gerarchie della comunicazione e dei processi decisionali siano state riviste alla luce delle innovazioni più recenti.
Se è vero che il fenomeno incontra il favore di 3 intervistati su 4,che ritengono giocherà un ruolo fondamentale nell’evoluzione delle organizzazioni del prossimo triennio, sono ancora molti i freni al suo sviluppo nel nostro Paese.
In primis, un top management ancora poco consapevole o predisposto al cambio di paradigma organizzativo: trattandosi di progetti di coinvolgimento e partecipazione dal basso, il successo non può prescindere da un forte appoggio da parte della dirigenza. Per cambiare poi serve budget, lo dimostrano le imprese in cui la social collaboration è più matura e in cui i risultati sono già misurabili.
Altri fattori critici sono strettamente correlati alla dimensione aziendale: per le PMI l’ostacolo principale è la trasformazione culturale, per le multinazionali la difficoltà principale è individuare con precisione il ritorno dell’investimento.
Eppure, i benefici della collaborazione sono chiaramente riconosciuti dai partecipanti alla survey, e vanno dall’aumento dell’efficienza del lavoro al riutilizzo della conoscenza prodotta dai diversi team, al migliore coordinamento delle attività.
A guidare già il cambiamento all’interno delle aziende italiane sono soprattutto il management, le funzioni del Marketing, l’ufficio Risorse Umane e quello IT, sensibili alla prospettiva di rendere le organizzazioni un po’ più “social” anche nella loro struttura.
FONTE: Silvia Zanella - http://nuvola.corriere.it/2013/12/16/il-futuro-delle-aziende-e-collaborativo/IMAGE: http://nuvola.corriere.it
2 commenti:
Credo che coinvolgimento e partecipazione di tutte i dipendenti sia il futuro del mondo del lavoro e permetta di sfruttare a pieno tutte le potenzialità di ogni persona. Se non sbaglio Google favorisce dei momenti di confronto costruttivo tra i suoi dipendenti al fin di sviluppare nuove e innovative proposte.
Assolutamente vero.
I modelli organizzativi di Google sono molto innovativi e puntano proprio sulla collaborazione, condivisione e partecipazione per il incrementare il successo dell'impresa (e quindi dei suoi dipendenti) e per liberare creatività.
Anche se l'evoluzione è continua e il tema molto dibattuto: Da leggere:
http://www.formiche.net/2013/09/01/google-lavoro-tempo-libero-convivono-azienda-i-dipendenti-hanno-diritto-al-20-liberta-creativa-fino-quando/
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