Ad aggravare questi dati sconfortanti per i responsabili marketing, si aggiunge anche l’annuncio della settimana scorsa della stessa Facebook dove si comunica un’ulteriore modifica all’algoritmo che regola le news del social network e che, verosimilmente, abbasserà ancora di più la probabilità di visione da parte degli utenti dei post gratuiti dei brand.
Il consiglio dall’analista Nate Elliott ai direttori marketing è quello di “non utilizzare più Facebook e Twitter come colonne portanti dei loro piani social, sprecando così significative risorse finanziarie, tecnologiche e umane, non avendo come ritorno alcun valore aggiunto”. Il consiglio di Forrester è quello di investire meglio nelle funzionalità social presenti sui propri siti oppure su social network più di nicchia su cui è possibile controllare meglio gli investimenti e il trattamento sul brand.
In effetti, alcuni brand che hanno spostato risorse da Facebook, diversificando e creando nuovi canali proprietari stanno riscuotendo successo: da Sony Playstation (che ha creato il sito Greatness Awaits per la propria community) fino ad aziende che operano nel B2B. Se da una parte la posizione dominante di Facebook nel social marketing sta gradualmente finendo, dall’altro le ricerche della stessa Forrester rivelano che i post più performanti dei brand su Instagram hanno un tasso di engagement 58 volte superiore a quelli di Facebook e 120 volte rispetto a Twitter. E non è un caso che proprio in queste settimane David Karp, il CEO di Tumblr – la piattaforma di blogging che appartiene a Yahoo con 400 milioni di utenti attivi al mese – si sia proposto direttamente ai grossi brand invitandoli a investire sui loro blog, dichiarando che oggi Tumblr è l’unico strumento sul web a poter ospitare grosse campagne aspirazionali e di largo respiro, differenziandosi dagli altri mezzi che basano tutto su direct response advertising. Passata la sbornia e la febbre social, il 2015 sarà un anno decisivo per capire quali saranno per i brand i modi più efficienti ed efficaci di comunicare sulla Rete.
(Fonte: Michele Boroni - Wired / image: http://techclones.com/)
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