giovedì 19 dicembre 2013

SOCIAL COLLABORATION, UNA SFIDA PER LE AZIENDE

Le idee migliori, anche in azienda, possono arrivare da chi meno te lo aspetti. Ecco perché all’estero sono sempre più le imprese che hanno cambiato la propria struttura per accogliere spunti e contributi dal basso, facendo partecipare in prima linea i dipendenti alla definizione delle strategie di business attraverso strumenti come le Intranet, le piattaforme wiki, i servizi di social messaging interni.
Del resto, secondo la più recente letteratura manageriale internazionale, ri-mettere le persone al centro delle organizzazioni è una tappa obbligata per affrontare le sfide di domani.
La prima indagine in Italia sulla social collaboration, condotta dai consulenti Stefano Besana ed Emanuele Quintarelli su 300 aziende, mirava proprio a scoprire quanto nel nostro Paese i dipendenti siano inclusi nelle scelte imprenditoriali, se sono messi effettivamente in connessione tra loro valorizzando le potenzialità del digitale e se le gerarchie della comunicazione e dei processi decisionali siano state riviste alla luce delle innovazioni più recenti.
Se è vero che il fenomeno incontra il favore di 3 intervistati su 4,che ritengono giocherà un ruolo fondamentale nell’evoluzione delle organizzazioni del prossimo triennio, sono ancora molti i freni al suo sviluppo nel nostro Paese.
In primis, un top management ancora poco consapevole o predisposto al cambio di paradigma organizzativo: trattandosi di progetti di coinvolgimento e partecipazione dal basso, il successo non può prescindere da un forte appoggio da parte della dirigenza. Per cambiare poi serve budget, lo dimostrano le imprese in cui la social collaboration è più matura e in cui i risultati sono già misurabili.
Altri fattori critici sono strettamente correlati alla dimensione aziendale: per le PMI l’ostacolo principale è la trasformazione culturale, per le multinazionali la difficoltà principale è individuare con precisione il ritorno dell’investimento.
Eppure, i benefici della collaborazione sono chiaramente riconosciuti dai partecipanti alla survey, e vanno dall’aumento dell’efficienza del lavoro al riutilizzo della conoscenza prodotta dai diversi team, al migliore coordinamento delle attività.
A guidare già il cambiamento all’interno delle aziende italiane sono soprattutto il management, le funzioni del Marketing, l’ufficio Risorse Umane e quello IT, sensibili alla prospettiva di rendere le organizzazioni un po’ più “social” anche nella loro struttura.
FONTE: Silvia Zanella - http://nuvola.corriere.it/2013/12/16/il-futuro-delle-aziende-e-collaborativo/
IMAGE: http://nuvola.corriere.it

2 commenti:

Giorgio broggi ha detto...

Credo che coinvolgimento e partecipazione di tutte i dipendenti sia il futuro del mondo del lavoro e permetta di sfruttare a pieno tutte le potenzialità di ogni persona. Se non sbaglio Google favorisce dei momenti di confronto costruttivo tra i suoi dipendenti al fin di sviluppare nuove e innovative proposte.

AL - Blog admin ha detto...

Assolutamente vero.
I modelli organizzativi di Google sono molto innovativi e puntano proprio sulla collaborazione, condivisione e partecipazione per il incrementare il successo dell'impresa (e quindi dei suoi dipendenti) e per liberare creatività.
Anche se l'evoluzione è continua e il tema molto dibattuto: Da leggere:
http://www.formiche.net/2013/09/01/google-lavoro-tempo-libero-convivono-azienda-i-dipendenti-hanno-diritto-al-20-liberta-creativa-fino-quando/