lunedì 3 febbraio 2014

LAVORARE SUL WEB


INTERVISTA A GIULIO XHAET di Cristina Romagnolo 
Oramai non esiste più una separazione tra reale e virtuale: la vita on line è parte integrante di quella cosiddetta reale e ha profondamente cambiato il mondo del lavoro, specialmente nell’ambito della comunicazione e dell’informazione.


In una realtà lavorativa che appare sempre più frastornata e caratterizzata dalla precarietà, l’unica arma capace di fronteggiarla pare essere la cultura, dunque la Formazione.
Ma dove formarsi? E in quale settore? Oggi indubbiamente Internet è una nuova “cultura” e le nuove professioni del web si stanno ritagliando sempre più massicciamente un posto di prim’ordine nel panorama delle opportunità di lavoro, anche in Italia. Il pieno sfruttamento del potenziale della rete potrebbe alimentare anche nel nostro Paese la crescita economica, offrendo un apporto apprezzabile al PIL nazionale anche nell’immediato futuro, permettendogli di raggiungere e superare il 3% già nel 2015.
La rete è un’estensione del mondo fisico, popolata da persone che esprimono e condividono opinioni. È evidente, e non vale solo per i più giovani, che quella tra la vita on e off-line sia da intendere non come una dicotomia, quanto come un continuum. Non esiste più la convenzionale separazione tra “reale e virtuale”: la vita sul web è parte integrante di quella cosiddetta reale.
Questi cambiamenti non interessano solo i giovani, ma persone di ogni età, in ogni luogo del nostro pianeta giocando un ruolo di esperienza globale inarrestabile. La digitalizzazione infatti è passata da un ruolo percepito all’inizio come invasivo, a un ruolo pervasivo che facilita o condiziona la vita di tutti i giorni, nel lavoro, nella vita di relazione e personale.
È evidente a tutti che oggi una buona parte della comunicazione non è più veicolata dai media classici (dai TG ai quotidiani) ma da Facebook, Youtube, Twitter, Linkedin. Tra i social network uno dei migliori è LinkedIn che oltre a essere un ottimo “biglietto da visita” da un punto vista professionale, è un potente strumento per mettere in relazione conoscenze, persone, temi e aziende.
Lo abbiamo chiesto a Giulio Xhaet, founder Professioni del Web (www.professionidelweb.it), coordinatore e docente Sole 24 Ore Business School, autore del libro “Le Nuove Professioni del Web” edito da Hoepli  (www.professionidelweb.it) e formatore aziendale sulle Nuove Professioni del Web. 

Ciao Giulio, raccontaci di te e come sei arrivato al web… una passione o un caso?
Un caso appassionato. Nel 2006 ero impegnato con la mia band di scalcinati rockettari biellesi. “Lavoravo” via myspace mail e youtube a suon di digital pr e community management. Poi la musica va sempre peggio, mentre la comunicazione e il marketing digitale vanno sempre meglio. A un certo punto è arrivata un’occasione seria di lavoro. E ho dovuto prendere una scelta.
Quali sono i corsi sul web più richiesti dai giovani?
Quelli che uniscono al meglio le attitudini e competenze richieste dal mercato del lavoro: codice umanistico e codice informatico. Ai comunicatori e ai markettari serve digitalizzarsi. A molti informatici e ingegneri piace l’idea di potersi “umanizzare”. Quindi i corsi e i master che integrano al meglio tali prospettive sono quelli visti con maggiore interesse dalla maggior parte dei ragazzi.
Il social world come specchio dello spazio fisico: in che modo il web ha cambiato l’approccio al lavoro e alla formazione?
È in atto una vera e propria rivoluzione, tanto concettuale quanto concreta: pensiamo alla smaterializzazione di molti uffici e il ritorno in massa di diversi freelance o agenzie vero spazi di lavoro condiviso: i coworking (che esistono già da decenni, ma non hanno mai avuto successo come oggi). Pensiamo alla potenza dei device convergenti (smartphone e soprattutto tablet) che permettono a diverse tipologie di professionisti di lavorare in mobilità, ovunque (delocalizzazione del lavoro), quando si vuole e come si vuole, non misurati da orari (classico 9/18 da ufficio) bensì da obiettivi da raggiungere: il mio ufficio è quasi tutto dentro l’I-Pad dal quale sto scrivendo queste righe. Anche per quanto riguarda la formazione internet può rivoluzionare chi sa approcciarsi nel modo giusto: intanto assurge a possibilità concreta “l’imparare facendo, facendo da sé” (“learning by doing, do it yourself”). Ovvero: in rete trovi tutto ciò che serve per farti un’idea delle nuove professioni digitali, e con le migliaia di ebook e corsi di formazione gratuiti puoi crearti un’infarinatura concettuale e imparare a “smanettare” per i fatti tuoi. A quel punto, può essere interessante lanciarsi su un percorso di specializzazione, formazione, master. Ma anche qui, ragazzi che arrivano già parzialmente “autoformati” sono quasi sempre quelli che ai corsi imparano meglio e assorbono più in fretta.
Il web learning facilita l’accesso alle risorse e l’acquisizione di nuove competenze. C’è chi ritiene l’apprendimento online un eccezionale strumento democratico e chi si lamenta del vuoto fisico che incombe sulle relazioni tra discenti e docente. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
I webinar e i corsi online, in tempo reale in differita, sono una gran cosa: democratizzano realmente molte branchie del sapere, sono tendenzialmente poco costosi e chiunque connesso alla rete può accedervi.
Personalmente però, quando é possibile, preferisco la dimensione di formazione “live”. Sia per approfondire in tempo reale gli argomenti, sia per conoscere meglio i compagni di corso, docenti, tutor, sia per essere protagonisti. Riprendendo il discorso in chiave musicale: vuoi mettere seguire in streaming un grande concert lve con l’emozione di essere presente a pochi metri dal palco?
Detto questo, la formula che a mio parere si dimostrerà vincente nel prossimo futuro é quella della formazione “All-line”, ovvero integrata online e offline fortemente legata al learning by doing. La stiamo sperimentando alla Business School, dove insieme a Gaetano De Marco sto coordinando il primo master digital online, e in otto mesi siamo arrivati alla 4 edizione. Un successo oltre qualsiasi previsione.
Perché è importante la Formazione?
Perché oggi l mondo del lavoro, e quello digitale in particolare, e in continua e costante evoluzione. In linguaggio informativo una situazione (es un sito) non ultimato, in avviamento, é definito “in beta”, e tale concetto può definire molto di più. Siamo immersi Un work in progress totale che coinvolge persone, dinamiche, strumenti e strategie. Chi rimane fedele a se stesso con troppa convinzione per troppo tempo senza rimetterei in gioco, attraverso ad esempio una formazione mirata (anhe do it yourself) viene messo all’angolo dallo spirito dei tempi, il nostro “Zeitgeist in beta”.
C’è chi arriva a sostenere, come Reid Hoffman (fondatore del professional network LinkedIn) e Ben Casnocha (startupper e investitore che ha 27 anni ha già lanciato diverse realtà) che il ercorso professionale dele persone oggi è sempre più simile al percorso di una piccola azienda, in quanto necessita tra e altre cose di sfide e rinnovamenti continui. Lo spiegano bene nel libro “The Start-Up of You”, uscito da poco. Un must. Leggetelo. Anzi, divoratelo.
Perché le aziende dovrebbero investire nella Formazione aziendale?
Perché il mondo del lavoro per la maggior parte si sta muovendo e sta cambiando di più in questi ultimi anni che negli scorsi 5 decenni. E, motivazione pratica, perché il digitale permette davvero (esempi classici nelle campagne di comunicazione, promozione, advertising e pr) di abbattere costi, evitare sprechi, ottimizzare il ritorno sugli investimenti.
FONTE: Cristina Romagnolo  http://www.agendageek.it/lavorare-sul-web-una-moda-del-momento-o-reale-opportunita/

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